inflazione

Dopo anni di letargo, dove i prezzi sono cresciuti in lieve entità o, in alcuni casi, addirittura scesi, un incubo torna a palesarsi nuovamente nella vita dei risparmiatori del Belpaese: l’inflazione. Per comprendere, compiutamente, il significato di questa parola, basta leggere la definizione fornita dal nostro dizionario: “aumento generalizzato e prolungato dei prezzi che porta alla diminuzione del potere d’acquisto della moneta e quindi del valore reale di tutte le grandezze monetarie

Questa definizione, pur fornendo una valida spiegazione al significato etimologico della parola, non è sufficiente a comprendere la reale portata di una spinta inflazionistica come quella che stiamo vivendo e, probabilmente, continuerà a svilupparsi nel corso dei prossimi anni. Quanto sia un problema di non poca portata, lo stanno vivendo, ormai da svariati mesi, gli imprenditori nostrani, che hanno visto aumentare, significativamente, il costo delle materie prime.

L’inflazione morde: l’aumento esorbitante di gas e corrente elettrica

E gli effetti, ahinoi, iniziano a vedersi anche nella vita di tutti i giorni, con il “caro-bolletta” che sta mettendo in difficoltà svariati nuclei familiari, costringendo il governo ad intraprendere iniziative atte a tutelare le famiglie meno abbienti. I rincari, d’altro canto, sono stati davvero consistenti, stimati attorno ad un aumento di oltre il 45% per l’energia elettrica ed il 30% per il gas.

Percentuali decisamente significative, che fanno comprendere, chiaramente, come il “cero-bolletta” leda il potere d’acquisto degli italiani, che sopportano un costo maggiore rispetto ai cittadini di altri paesi europei a causa del l’atavico problema inerente all’approvvigionamento energetico della nostra nazione.

Aumenti dovuti, essenzialmente, ad una serie concomitante di fattori: l’aumento dei prezzi di energia e gas sul mercato all’ingrosso e la crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2 all’interno del sistema europeo, che dovrebbero proseguire – seppur in misura meno vigorosa rispetto al primo trimestre 2022 – anche nei prossimi dodici mesi, creando parecchi grattacapi al budget di spesa di ogni singolo nucleo famigliare.

Se il “caro-bolletta” rappresenta, senza alcun dubbio, il problema più evidente per le famiglie, l’aumento del costo del carrello della spesa segue a stretto giro di posta. Inutile negare, infatti, come negli ultimi mesi la borsa della spesa si sia fatta, a parità di esborso economico, sicuramente meno piena. I numeri, in tal senso, sono lo specchio più fedele di quanto questo fenomeno possa incidere, negativamente, sul potere d’acquisto degli italiani.

L’erosione del potere d’acquisto a causa degli aumenti dei prezzi

Con un’inflazione che viaggia attorno al 4%, le stime recitano che la totalità dei consumi di una famiglia dovrebbero aumentare di quasi €.1200,00 nell’arco dei prossimi dodici mesi. Un autentico salasso, definito da alcune associazioni di tutela dei consumatori come una vera e propria emergenza, che non tiene conto, oltretutto, dei summenzionati aumenti riguardanti energia elettrica e gas.

Il comparto alimentare, che costituisce la fonte di spesa principale del “carrello della spesa”, dovrebbe incidere per circa €.350,00 dei €.1200,00 di aumento complessivo poc’anzi citato. Un altro settore che, giocoforza, incide economicamente sulla capacità di spesa degli italiani, è certamente quello dei trasporti, aumentato di circa il 10% su base annua.

L’erosione del potere d’acquisto, poi, si ben manifesta anche nel mondo del risparmio: i soldi giacenti nel conto corrente, infatti, perdono inevitabilmente di valore, a maggior ragione in una fase storica come quella attuale, con tassi d’interesse perennemente bassi o addirittura, come avvenuto negli ultimi anni, in area negativa.

Molto probabilmente tutto il mondo delle banche, compreso quello dei prestiti personali, scrive PrestitiMag in uno dei suoi articoli, subirà dei cambiamenti in futuro. E l’attrice non protagonista, poco gradita alla maggior parte dei consumatori, sarà l’inflazione, che potrebbe costringere le banche centrali ad aumentare i tassi e rendere meno convenienti mutui e finanziamenti personali.