antibiotici

Lo sviluppo dell’industria farmaceutica ha apportato enormi benefici a livello della salute pubblica, debellando patologie un tempo letali o, comunque, limitando il rischio di contrarle nelle forme più gravi. Se, in un passato non troppo lontano, anche una banale influenza poteva portare rapidamente al decesso, oggi l’Italia e i Paesi Occidentali dispongono di rimedi specifici per una vastissima gamma di malattie e disturbi.

Basti pensare, ad esempio, alla classe degli antibiotici, grazie alla quale è possibile tenere a bada le infezioni di origine batterica, evitando che l’aggravarsi dei sintomi metta a repentaglio la salute del soggetto colpito. Cistiti, meningiti, infezioni del cavo orale e delle vie respiratorie: queste e molte altre problematiche risultano, oggigiorno, facilmente trattabili, tanto da scongiurare il rischio di conseguenze gravi e/o danni permanenti.

Attenzione, però, perché esiste anche il rovescio della medaglia: tutti i farmaci, a prescindere dalla categoria, andrebbero sempre utilizzati con cautela, sotto stretto controllo da parte del medico e per periodi limitati. Che si tratti di una semplice aspirina o di un antibiotico per i denti, è bene considerare gli effetti collaterali a breve termine e, soprattutto, i danni fisici dovuti ad un uso massiccio e/o prolungato per mesi o anni.

Abuso di antibiotici e farmaco-resistenza

Tra le conseguenze più deleterie derivanti dall’abuso di antibiotici vi è la farmaco-resistenza, ovvero l’evolversi di ceppi batterici in grado di sopravvivere – e, quindi, far proseguire l’infezione – alla somministrazione di farmaci ritenuti – finora – efficaci.

Ciò significa che malattie che credevamo di aver sconfitto, come il colera o la tubercolosi, potrebbero tornare a colpire la popolazione, ma in una forma più difficile da curare per via delle mutazioni degli agenti patogeni. Questo fenomeno, secondo un report del 2014 dell’OMS, è destinato a raggiungere proporzioni allarmanti in un prossimo futuro.

Come stiamo messi in Italia? Male, come testimoniato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la quale sottolinea come vi sia un consumo di antibiotici eccessivo – addirittura doppio rispetto a quello riscontrato nel Regno Unito e in Germania – da parte degli italiani. Consumo che, per altro, è cresciuto del 18% nel periodo tra il 2000 e il 2007.

Ma a provocare la diffusione di batteri resistenti agli antibiotici non è soltanto la tendenza a prendere pillole su pillole con eccessiva facilità. Anzi, ciò che contribuisce maggiormente alla crescita di questo fenomeno è l’utilizzo improprio dei farmaci, spesso assunti senza aver consultato, dapprima, il proprio medico, dunque con modalità non sempre adeguate.

Difatti, se la dose è troppo bassa, se il trattamento ha una durata inferiore a quella prevista dalla prassi o viene interrotto non appena i sintomi sembrano scomparire, può capitare che i batteri continuino a riprodursi nell’organismo, portando ad una “ricaduta” e, molto spesso, al contagio delle persone vicine al paziente (familiari, colleghi di lavoro, ecc.).

Uso degli antibiotici: le regole di base

Per ottenere i benefici desiderati e, allo stesso tempo, limitare gli effetti spiacevoli sul proprio corpo e le possibili ripercussioni per la salute personale e pubblica, è bene utilizzare gli antibiotici con grande parsimonia, tenendo conto delle prescrizioni e dei consigli dati dal medico. In particolare, le regole per non cadere nell’abuso sono le seguenti:

  • prendere antibiotici solo se strettamente necessario, ovvero quando è in corso un’infezione batterica che causa febbre, vomito, ecc. (e non per un banale raffreddore o per l’influenza stagionale, per altro di origine virale);
  • chiedere sempre consiglio al medico prima di iniziare il trattamento (anche se hai già una confezione di prodotto in casa e, quindi, non ti serve subito la ricetta);
  • rispettare alla lettera le indicazioni del medico, specialmente per quel che riguarda le dosi da assumere, gli orari, le modalità e la durata del trattamento;
  • anche se i sintomi sembrano attenuarsi o scomparire completamente, non interrompere il ciclo di antibiotici prima del dovuto (5-7 giorni);
  • se compaiono effetti indesiderati (arrossamento cutaneo, nausea, intolleranza alla luce, difficoltà a respirare, confusione, ecc.), contattare subito il medico.